lunedì 24 agosto 2009

DALLE MARCHE ALL'UMBRIA IN 14 KM.

La verde piana di Castelluccio.


Il paese di Castelluccio


Un bosco "tutto italiano"

Nubi all'alba sulla piana di Castelluccio.
Introduzione.

E' l'occasione di fare una bella passeggiata a piedi e vedere nel contempo paesaggi interessantissimi.
Io credo che quest'esperienza nei dintorni del monte Vettore sian una delle piu' interessanti in assoluto tra le tante che abbia mai fatto.


Il paesaggio che cambia.

Dopo Arquata del Tronto, prendendo la provinciale che va verso nord, c'e' un tratto in salita, che porta ad un paesino suggestivo chiamato Pretare a 1000 metri d'altezza e all'incirca un paio di chilometri dopo l'uscita di questo paese c'e' un bivio, con l'indicazione "Castelluccio 14 Km.": e' appunto questa la strada da prendere.
L'itinerario si deve svolgere interamente a piedi per gustare fino in fondo la bellezza dei luoghi: alla fine si ha la sensazione di aver fatto una passeggiata indimenticabile.
All'inizio, la strada si sviluppa in un ambiente che e' costituito da molti alberi di montagna e si ha la sensazione che non si uscira' mai da questo paesaggio, ma un chilometro dopo vegetazione si dirada e si profila una scenario aperto con una vasta varieta' di panorami.
Se ci si volta un attomo indietro, ci si presenta davanti poderoso, il monte Vettore, un enorme masso quasi a strapiombo che s'incunea nel cielo fino a 2476 metri:una visione nello stesso terrificante e suggestiva, che riempe gli occhi, di chi e' avido di conoscere la natura di questo nostro pianeta.
Nella direzione di marcia, che e' oramai in salita, invece si gode guardando a sinistra, la scena di una catena di verdi montagne che si spegne piu' a sud verso la via Salaria marchigiana. Ma se si guarda in basso dal ciglio della strada, si scorge una profonda valle, dove sono collocati li' in basso due o tre paesetti, che con le loro minute case sembrano appartenere ad un plastico dei trenini.
Dall'altro lato della strada si vede la continuazione del complesso del monte Vettore, che conferisce al paesaggio un'impronta di alta montagna arida. Se si cerca di scrutare oltre davanti a noi, ci accorgiamo che la strada si snoda in molti tornanti, sino a giungere in cima ad una specie di valico. Ed e' li' che dobbiamo arrivare e sono circa 600-700 metri di dislivello, dal punto in cui ci troviamo.
In questa zona non c'e' niente e si ode solo il sibilo del vento che spira forte verso la valle. Solo a meta' strada dal valico s'incontra un ingresso di una villa isolata.
Si sale ancora e molto e dopo circa una mezzora si e' alle porte del valico.
Passata una madonnella incavata nella roccia, si fa una curva e lo scenario cambia di colpo.
Si arriva ad una specie di altipiano di montagna, denso di verdi pascoli.
Ci sono molte macchine parcheggiate in quella zona, ci sono molte persone a piedi, in abbigliamento tipico da trekking. Di li' parte a destra, un sentiero per arrivare in cima al Vettore.
Una stradina di montagna laterale, a sinistra, dopo circa trecento metri porta ad un suggestivo rifugio dove c'e' dell'ottima cucina, fatta di sughi di carni ovine e bovine e svariate paste, che vanno dalle pappardelle alle fettuccine. I secondi piatti sono anch'essi genuini: porchetta, abbacchio, bistecche, di arrosticini, prosciutti, altri salumi e formaggi freschi. Poi per non parlare del vino, che ha un sapore fortemente genuino: e' il vino della zona di Norcia.
Mediante la strada principale si comincia finalmente a scendere, avendo superato appunto il valico, chiamato Forca di Presta, a 1700 metri d'altezza sul livello del mare e la prima cosa che appare a destra e' un fontanile di montagna, da cui sgorga acqua freschissima di alta quota: gruppi di persone fanno ordinatamente la fila per riempire bottoglie e borracce. Intanto, immediatamente sopra, gruppi di arditi trekkisti sfidano la natura imbroccando gia' il ripido sentiero che va verso il Vettore ed il lago di Pilato.
Questo laghetto che d'estate per siccita' si divide in due laghetti a mo' di occhiali, ha la caratteristica, in certe stagioni di colorarsi di rosso, perche' nelle sue acque vive una specie unica di piccoli granchi rossi, che accentuano questa colorazione nelle acque del lago, nei periodi della riproduzione.
Al di fuori della calda estate due laghetti si riunificano in uno solo, che acquisisce la forma di un otto asimmetrico.
Ma il lago di Pilato non fa parte della nostra camminata e quindi lo trascureremo, per andare verso la zona umbra dei monti, che stiamo attraversando e che si chiamano Sibillini.
A sinistra si scorge un gruppo compatto di pecore dal colore giallo, con cani e pastore al seguito.
La cosa impressionante e' che questo gregge si snoda nella sua dimensione piu'ampia per un centinaio di metri.
Vale la pena venirci qui, per godere anche di questi spettacoli di fauna ovina.
Scendiamo con la strada ancora di un centinaio di metri ed all'improvviso si offre davanti a noi uno scenario incomparabile: comincia a vedersi la piana di Castelluccio, dal tipo di paesaggio quasi lunare ed in alto a destra si riconosce il paese di Castelluccio stesso.
Questa piana e' molto particolare, per la sua conformazione e per il fatto che per tanti chilometri non c'e' albero, ne' abitazione, ma solo coltivazioni di lenticchie.
Le montagne che la circondanno danno un valore ancora maggiore alle bellezze del luogo.
La strada scende ancora di piu' verso il centro della piana ed ad un certo punto c'e' sul ciglio sinistro una tomba isolata, con una croce ed una lapide con fotografia: c'e' scritto il nome di un uomo morto nel 1915: chissa' forse era un contadino del luogo che ha voluto essere sepolto negli splendidi luoghi dove ha vissuto.
Piu' avanti, un altro paio di chilometri dopo, siamo al livello della piana e lo spettacolo e' senza parole: attorno a noi c'e' una verde corona di montagne che circonda l'altipiano, che e' sui 1000 metri d'altezza e si profila davanti a noi sulla parte est la grandiosa mole del complesso del Vettore, in tutta la sua imponenza. C'e' una particolarita' per questa piana: se si viene anche la mattina d'estate, appena dopo l'alba, col sole poco alto, si vede uno spettacolo non comune: a causa dell'inversione termica, la piana e' interamente ricoperta di dense nubi che la nascondono completamente o quasi e queste assumono un colore rosato arancione a causa del sole appena sorto, che ne sta al di sopra. Poi in termine di un'ora svaniscono ed il paesaggio comincia a mostrarsi in tutta la sua bellezza.
Scrutando il paesaggio attentamente, s'intravede tra le montagne una curiosita': su una fiancata di un'altura di per se' solo erbosa, c'e' insediato un bosco, che ha la forma dell'Italia, comprese le due isole, Sicilia e Sardegna: roba da non credere!
Poi, dal fondo della piana, la strada torna a salire con ripidi tornanti verso il paese di Castelluccio dove ci attende, dopo questa lunga camminata un buon pasto rustico, costituito dai prodotti tipici del luogo, come i salumi norcini e le carni di pecora, accompagnati sempre da vini speciali. Castelluccio e' piccolo, oltre al mangiare bene ed all'aria buona non offre altro; ma un'altra cosa puo' essere degna di nota. Dai dirupi, nelle vicinanze del paese, che scendono verso la piana, molte persone si dilettano lanciandosi con i deltaplani, fino in fondo a valle ed e' uno spettacolo interessantissimo e vario, a causa dei diversi coloro dei deltaplani stessi, che scendono lentamente, ma inesorabilmente. La fase piu' emoionante di questo spettacolo e' il momento del lancio, dove la persona che deve scendere con il deltaplano, viene spinta assieme al mezzo da suoi compagni in una robusta corsa verso l'orlo della scoscesa del pendio. E poi il deltaplano prima s'inabissa un attimo nell'aria e poi comincia a pardere lentamente quota, mentre procede quasi sempre in linea retta: poi alla fine si allontana e diventa sempre piu' piccolo finche' non diventa un puntolino, che va a toccare sofficemente la superficie della piana, dopo aver fatto qualche virata. Io qualche anno fa ci ho passato quasi un'intera giornata ad osservare i deltaplani che volavano ed ognuno di essi era una novita', soprattutto per le traiettorie che prendevano.
Infine, si puo' terminare questa bellissima escursione, andando a visitare Norcia al di la' dei monti di Castelluccio, a 11 chilometri e proporsi per un'altra bella e genuina tavolata di prodotti dal sapore e dal gusto veramente squisiti.

Come arrivare.

Con l'auto non e' difficile: dalla parte delle Marche, basta prendere la Salaria ed uscire a Trisungo od ad Arquata del Tronto ( 20 chilometri dopo Amatrice, Accumoli), prendere la provinciale per Montemonaco, Montefortino, Amandola, incontrare il paesino di Pretare e due cholometri dopo, in salita, arrivare al bivio di Castelluccio.
Dall'Umbria se si vuole fare l'escursione in senso inverso, ovvero da Castelluccio a Pretare, si parte da Terni, per andare a prendere la strada per Norcia; di li' si va a Castelluccio.


Con l'autobus, da Roma si prende la linea START per Fermo a Castro Pretorio e si scende a Trisungo, alla stazione di servizio e poi si cambia prendendo l'altro pullman per Amandola e si scende al bivio di Castelluccio, dopo Pretare.
Altrimenti ci sono i pullman per Norcia, che partono da Roma, Spoleto e Terni.

Per treno, conviene scendere a Spoleto e prendere il pullman per Norcia. Altrimenti chi viene dal versante adriatico, scende ad Ascoli Piceno, prende il pullman START, nella direzione verso Roma e scende a Trisungo, per cambiare con il mezzo che va ad Amandola.

Allego all'articolo una cartina stradale dei luoghi, estratta da "Tutto Citta'" di Libero.

(Paolo Carlizza)

mercoledì 22 luglio 2009

DUE GIORNI AL GARGANO


L'anno scorso sono stato con una mia collega di lavoro, Sabrina, e le sue figlie Astrid e Chantal, di 11 e 9 anni a Vieste ed abbiamo anche fatto delle escursioni in qualche zona del Gargano.
E' stata un'esperienza molto bella per me, che non conoscevo a fondo questi luoghi e ne conservero' il ricordo nel cuore.
Abbiamo alloggiato ad un paio di chilometri da Vieste, presso la zona delle spiagge ad un albergo abbastanza dignitoso, dalla spesa modica ed abbastanza confortevole: l'Hotel Ponte.
Sopra sono riportati i depliant con tutte le informazioni, per chi volesse andare.
Ve lo raccomando e poi i luoghi sono veramente splendidi. Andateci!

Il Gargano: la luce dell'est.

Corre l'anno solare 2008 e siamo agli ultimi giorni del mese di giugno.
Sono da poco tornato dal lavoro ed e' quasi sera ed e' tra l'altro un tardo pomeriggio afoso.
L'aria e' appiccicaticcia e non si riesce quasi a respirare.
Squilla il telefono: e' Sabrina, che si trova per una vacanza di due settimane a Vieste, sul Gargano, in Puglia.
"Paolo, come stai?"
"Bene".
"Ti telefono per dirti se vuoi venire un paio di giorni da me, sul Gargano, a Vieste. Si sta una favola. C'e' un mare molto bello e l'albergo, il Ponte, e' molto ospitale.Se vuoi te lo prenoto...".
Cotta e mangiata, tutto prenotato, non c'e' che da prendere il pullman da Roma Tiburtina.".
Il nostro appuntamento e' a S. Michele Arcangelo, per una visita al Santuario ed alla grotta.
Parto il venerdi' mattina alle 6:15 da Roma Tiburtina e dopo un viaggio di quasi cinque ore Sabrina e le sue due figlie sono li' ad aspettarmi alla fermata di S. Michele.
Dopo i dovuti convenevoli, mi avvio verso il santuario con loro e scendiamo nei sotterranei dove sta la grotta. Spettacolo notevole, perche' e' stata inglobata una Chiesa nella grotta ed infatti assistiamo alla funzione delle 15:00.
Finita la Messa, andiamo a visitare il museo e alla nostra vista si prospettano tesori e paramenti preziosi, relativi alla storia del Santuario.
Poi facciamo una breve visita al paese, che e' contraddistinto dalle case in calce bianca, che riflettono la luce solare dell'estate, ributtandocela addosso. Fa molto caldo, ma e' un piacere visitare il paese. In cima c'e' un castello, o meglio le sue vestigia ed il luogo e' ben curato, c'e' anche un ristorante molto accogliente, ma noi, per risparmiare, mangiamo i nostri panini, che sono sempre appetitosi. Si', ci sediamo ad un bar-pizzeria, ma chiediamo solo i beveraggi.
Poi passeggiata shopping al centro del paese: c'e' una stradina in salita, che e' costellata di negozietti, che vendono sia i ricordi turistici, che i manufatti della cittadina ed andiamo a perlustrare curiosi di negozio in negozio, ma senza comprare nulla, tranne che un cubo di Rubick, per Chantal, una delle due delle figlie di Sabrina.
Si va verso la macchina di Sabrina, lasciata al posteggio della cittadina e si parte per andare a visitare Peschici.
L'itinerario non e' banale, perche' volutamente passiamo per la foresta umbra: infatti da un certo punto in poi, la strada passa in mezzo a boschi molto fitti e ci sono molte zone che diventano buie o c'e' solo luce verde filtrata attraverso il fitto fogliame, appunto per le grande densita' di alberi e conifere. E' un paesaggio da favola, sembra di stare in un altro mondo. Ad un certo punto ci fermiamo, siamo al centro di questa grande foresta, e scorgiamo una zona recintata: grande sorpresa, ci accoglie, oltre la rete, una deliziosa mandria di daini, che si dirige verso la rete stessa, per accoglierci e avere un rapporto con noi. Ci e' rimasto qualcosa da mangiare e attraverso le maglie, che non sono troppo fitte, riusciamo a fare mangiare queste delicate bestiole, che ci ricambiano con tante moine d'affetto. Ma non bisogna fermarsi, e' tempo di ripartire verso Peschici. Dopo aver percorso un'altra ventina di minuti nella foresta, riappare il cielo aperto e quindi il mare e si vedono in lontananza le prime case sempre bianche di Peschici, una perla del Gargano.
Dopo aver parcheggiato l'auto, quasi al centro della cittadina, c'immergiamo nelle tipiche passeggiate turistiche, frequentate da molta gente. Le stradine sono veramente un bijou, con i negozietti caratteristici che vendono tutte le curiosita' del luogo, dai particolari asciugamani da bagno, ai ricordini di ogni genere, costituiti talvolta, da pupazzetti, corredati da scritte di frasi ironiche.
A vedere questi negozietti, verrebbe voglia di comprare tutto o quasi, poi si fanno i conti e ci si ripensa, rimanendo col desiderio delle cose non acquistate.
Peschici e' tutta bianca e tra le case si scorgono bellissimi panorami che fanno vedere il mare e le spiagge piu' tipiche.
Tra l'altro ci sono bar e gelaterie di ogni tipo e le strade pullulano di ristorantini di ogni prezzzo.
Ormai e' quasi il tramonto del primo giorno e malinconicamente prendiamo la strada per tornare a Vieste, dove c'e' l'albergo che ospitera' anche me, oltre ai miei amici vacanzieri che mi hanno invitato a questa gita di un paio di giorni.
Quasi per sbaglio, prendiamo la litoranea e non una strada piu' diretta e non ci pentiamo della scelta: viaggiamo attorniati dalla macchia mediterranea ed i colori e gli odori sono cose da rimanere nella memoria.
Durante il tragitto, alla nostra sinistra, ovvero dalla parte del mare, si snoda una fila interminabile di campeggi, alternati a centri turistici fatti di bungalow e villette a schiera ed il tutto sommerso da una lussureggiante vegetazione.
Ma oramai non c'e' piu' il tempo di ammirare, siamo gia' a Vieste e s'intravede il famoso roccione, che e' all'ingresso della cittadina marina. Ancora qualche minuto e siamo all'albrgo Ponte, che si trova nella zona delle spiagge.
Ci aspetta una cena piu' che dignitosa, un primo, un secondo, vino, acqua minerale.
Per me c'e' un piatto di pasta al forno ed io la mangio volentieri, dopo c'e' il pesce con le patate.
Dopo, io mi preparo per andare a dormire: la stanza e' accogliente, ben arredata, e dotata di ogni comfort.C'e' aria condizionata e televisione, tanto per dire qualcosa.
Hodato la buona nottea Sabrina e le figlie, che si fermano un altro po' nel patìo, l'una per parlare con vacanzieri, le altre per giocare un altro po'.
Sabato e' un altro giorno. E' sempre bel tempo e mi sveglio, mentre un raggio di luce solare filtrando attraverso la persiana semiaperta della finestra, colpisce il mio volto. Sono contento, perche' abbiamo programmato una gita in barca guidata alle grotte di Vieste, facendo un giro per mare che ci porta vicino a Mattinata.
Infatti dopo la colazione, un pullmino dell'organizzazione ci aspetta, per portarci al molo turistico di Vieste, dove ci aspetta il natante che ci portera' per mare. Con noi viene altra gente, che e' del nostro stesso albergo, soprattutto alcune coppie di mezza eta'.
Si parte e dopo alcuni minuti gia' si vede in lontnanza il bellissimo panorama di Vieste, con le sue bellezze turistiche e le sue case per lo piu' bianche. Cominciamo a scattare tante foto, innamorati delle bellezze dei panorami e che ci circondano. E dopo poco, ecco la prima grotta, di dimensioni abbastanza grandi, da contenere la barca a motore che ci trasporta. All'interno il colore dell'acqua del mare e' di un azzurro intenso e la schiuma assume una tonalita' di bianco sfavillante e luminoso, che fa enorme contrasto, con il colore dell'acqua del mare. Le pareti della caverna sono stratificate orizzontalmente e da li', si puo' leggere la storia geologica della deposizione dei sedimenti che compongono le stesse pareti della la grotta. La luce all'interno e' blu-verdastra e da' una sensazione inedita. Le foto si sprecano a volonta', specialmente con le figlie di Sabrina, che sono eccitate dalla contentezza di vedere cose che i loro occhi non hanno mai visto.
Il viaggio prosegue e si esplorano altre grotte, fino a che la barca non accenna a tornare indietro. Per fare prima, il natante aumenta di colpo la sua velocita' e noi passeggeri siamo inondati da possenti spuzzi d'acqua, che ci fanno una doccia continua. Gridiamo, protestiamo, ma i conduttori della barca fanno finta di non sentirci. Finalmente il ritorno al porto e siamo accomopagnati con delle auto-navette all'albergo Ponte. Ci capita un conducente, di cui non ricordo il nome che e' una macchietta ed una persona dalla parlantina incredibile, che sembra un napoletano verace: e' lo scopritore delle grotte, che durante il tragitto ci racconta in breve tempo tutta la storia delle scoperte che ha fatto e aneddoti della sua vita. Egli e' una specie di factotum o deus-ex machina del luogo ed e' invischiato in tante attivita' cittadine. In meno di un minuto, riesce a consigliarci anche con tutte le loro peculiarita' almeno dieci ristoranti locali in cui si mangia bene e si spende poco. Quest'uomo e' una macchinetta parlante, una cosa incredibile, per quanto e' capace di assordarci le orecchie, in meno di un quarto d'ora.
Per fortuna all'albergo lo lasciamo, ma lui vorrebbe ancora dirci altre cose, ma noi gli diciamo che abbiamo degli impegni immediati.
Prima di pranzo con Sabrina, facciamo un giro di ricognizione per Vieste e ne assaporiamo la bellezza delle strade, i palazzi e i monumenti.
Ma siamo quasi all'arrivederci, perche' dopo il pranzo alle 2.30 dovro' ripartire per Roma ed abbandonare questa breve e piacevole vacanza.
Mi separo momentaneamente da Sabrina, Astrid e Chantal, con un nostalgico saluto e mi dirigo al pullman di ritorno per la grande citta'.
Fortunatamente l'autobus delle Ferrovie del Gargano, che mi riporta indietro, fa un itinerario turistico notevole: ripassa per Peschici, poi per Rodi Garganico e s'immette in una stradina, che mi permette di contemplare la bellezza e la vastita' dei due laghi di Lesina e di Varano. Sono due distese d'acqua enormi, che fanno molto contrasto col paesaggio arido della zona ed in fondo ad essi si vede la vasta distesa dell'Adriatico: un colpo d'occhio non usuale. E' l'ultima gradevole visione, prima di rientrare nella monotona quotidianita' della citta'.

(Paolo Carlizza)





mercoledì 8 luglio 2009

Pitigliano.





Si si prende la provinciale Maremmana, magari da Albinia e si procede in direzione di Manciano, superato questo paese, che e' contraddistinto da una bellisima fortezza dominante, si arriva ai bordi di un canyon tufaceo, ricoperto da tantissima vegetazione di macchia mediterranea. Appena si arriva ai bordi di questo profondo avvallamento dalle caratteristiche aspre, all'altezza del santuario di Santa Maria delle Grazie, siamo presi dallo stupore piu' profondo: si profila davanti a noi un qualcosa che mai ci saremmo aspettato. Proprio di fronte, al bordo opposto dell'avvallamento, vediamo su un grande sperone tufaceo adagiata, come fosse incollata sulla base dei roccioni color ocra - tufo, Pitigliano, con le sue case alte che sembrano cadano a strapiombo sulla roccia.L'emozione e' indescrivibile ed il fiato rimane sospeso per qualche minuto, tanto e' inaudita la bellezza di questo panorama. La cosa che da' piu' all'occhio e' che le case siano senza soluzione di continuita' con la roccia tufacea su cui poggiano e mai una vista e' tanto strabiliante almeno in Italia.Pitigliano e' piena di monumenti interessanti, dovuti anche all'operato degli Orsini, che vi hanno governato in eta' rinascimentale. Bella la fortezza e singolare e' l'acquedotto con le sue alte arcate che vanno a posarsi verso il fondo del vallone.Suggestiva e' anche la cattedrale col famoso campanile a torre medioevale, che domina su tutta la cittadina. Pitigliano ha ospitato per lungo tempo anche una comunita' ebraica, che ha lasciato tante testimoniamze in uno dei quartieri della citta': dalla interessantissima Sinagoga, ai forni, dove si produceva pane azzimo, alle cantine dove si trattava e si conservava il vino (esse sono profonde e vanno sino giu' in fondo alla roccia, che sostiene la cittadina), i lavatoi e i kasher.Tutto qui e' suggestivo e si respira nelle vie del centro della cittadina un'atmosfera tranquilla, come se il tempo si fosse fermato ad almeno trecento anni fa: provare per credere. Per il turista esigente, vi sono anche luoghi di ritrovo, tipo trattorie e caratteristici ristoranti, dove si puo' gustare un'ottima cucina toscana ed assaggiare vini pregiati, quali quelli di Pitigliano e il Morellino di Scansano, per esempio, ed i prezzi per la maggior parte sono modici e nient'affatto esasperati. Il clima che si respira in questi locali e' generalmente quello contadino toscano, che e' stato molto rivalutato in questi ultimi decenni.
Ma non stiamo qui a parlare di Pitigliano, ma del luoghi circostanti, che si trovano soprattutto nella zona dei canyon naturali. Qui era territorio degli etruschi, di quelli piu' antichi, che proveniendo direttamente dal mare Tirreno si erano stanziati ivi: si parla addirittura del VII° secolo a.C. Costituivano una popolazione molto collegata con i Falisci o almeno s'identificavano con una diramazione di questi ( il termine "falisco" e' una storpiatura di "pelasgo" = proveniente dal mare).
Se si va nella valle tufacea adiacente a Pitigliano, si scoprono soprendendemente un certo numero di percorsi in mezzo alla macchia mediterranea, che collegano localita' vicine, tipo Sovana e Manciano, per esempio.Questi percorsi sono stati appunto creati dagli etruschi in eta' antica, scavando con il loro tipico attrezzo, l'ascia bilama e queste vie si presentano come tagliate molto strette e profonde , aventi pareti laterali alte piu' di venti metri in certi punti. Alcune di esse svolgono tracciati soprendentemente paralleli e cominicanti lateralmente tra di essi.Il motivo per cui si pensa che esistano queste "vie cave" sono tre:

- erano strade di comunicazione da una localita' all'altra.

- servivano come canali d'irrigazione per le culture della campagna circostante

- costituivano percorsi religiosi e/o misterici, che portavano alle necropoli, che erano dislocate nei dintorni.

L'ipotesi piu' attendibile e' quella di essere sempre state delle vie processionali, dove la gente andava in gruppi per rendere culto ai morti. Tant'e' vero che nel Medioevo le processioni sono continuate, in quanto sono state costruite cappelle, edicole e immagini sulle pareti laterali al percorso, dedicate ai vari santi.Un'altra particolarita' di queste vie e' che posseggono dei canali interni, per lo scorrimento dell'acqua ed in alcuni tratti presentano tracce di passaggio formate da zoccoli di asino o di cavallo.
Le vie cave piu' importanti sono quella di S. Guiseppe, che porta alla lunga da Pitigliano a Sovana, quella dei Fratenuti, forse la piu' spettacolare e quella dei Cani, che scende dalla porta Sovana di Pitigliano, fino verso il vallone tufaceo.Proprio per la spettacolarita' dei luoghi, penso che convenga fare una visita di un paio di giorni a Pitigliano e soprattutto ne vale la pena.
Come andare:
Auto da RomaAutostrada A1 fino ad Orvieto poi, da quest'uscita si passi per Castel Giorgio e Grotte di Castro, per arrivare a Pitigliano.
Autobus.Da Orbetello Scalo prendere il pulman RAMA per Pitigliano.Da Roma Saxa Rubra si prende il pullman CO.TRA.L per Viterbo, si cambia qui per Valentano e li' si prende l'autobus RAMA per Pitigliano.E' consigliabile partire la mattina presto, soprattutto, per chi va con i mezzi. Gli orari degli autobus si trovano specialmente su internet sui siti CO.TRA.L e RAMA e soprattutto per la compagnia RAMA gli orari sono affissi sulle paline delle fermate e sono precisi, perche' il servizio RAMA stesso e' abbastanza puntuale.

(Carlizza Paolo)

Sorano e Sovana.

Se siete stati soddisfatti della visita a Pitigliano, con le sue misteriosissime Vie Cave, non c'e' bisogno di spostarsi tanto da li', per potere andare a visitare altre due perle di localita', che si trovano non molto distanti, Sorano a 9 Km. e Sovana a 7 Km.Per andare a Sorano c'e' la strada proviciale che porta direttamente ad essa, mentre per Sovana si hanno due alternative: la prima turistica costituisce un tragitto che parte all'inizio della Cava di S. Giuseppe, la si percorre tutta ed alla fine si ritrova una strada asfaltata, che attraverso un percorso un po' piu' lungo, attraverso vigneti estesi e fattorie vi accompagna piano a piano all'avvenente cittadina. Altrimenti a piedi od in auto con la provinciale di 7 Km. che porta direttamente a Sovana, sempre in un paesaggio magnifico tra i vari campi e culture, dopo un primo tratto rupestre-tufaceo, fiancheggiato da magnifici panorami.

Sorano.

Il paesino comincia ad intravedersi, quando la strada provinciale verso l'ottavo chilometro prende ad andare in discesa e la prima cosa che appare e l'alta mole della fortezza Orsini che domina la collina dove e' appoggiato il centro del paese.Piu' si va avanti e piu' il paesaggio si delinea preciso e si riesce, guardando verso in alto a sinistra,a scorgere un'altra altura dove poggia il terrazzamento del Sangallo, un basamento rialzato, adagiato sulle mura e sulla roccia tufacea. Di qui si gode un panorama della cittadina abbastanza completo: ci si accorge, che le case sono tutte abbarbicate sulle due alture e poggiano su basamenti tufacei.La peculiarita' piu' interessante e' che nel paese di Sorano esistono dei camminamenti sotterranei, specialmente sotto la fortezza Orsini, che sono dotati di aperture laterali esterne, da cui si si dipartono viste dei dintorni sempre piu' svariate. Attraverso questi passi sotterranei si riesce ad attraversare il centro del paese da parte a parte.L'atmosfera e' quella dei tempi passati e vi sono ben poche tracce di modernita', conferite da qualche negozio. Un monumento da visitare e' anche la collegiata di San Nicola, che sta sulla via per andare al terrazzamento del Sangallo.Il paese nel suo contesto geografico, si trova isolato, in quanto e' circondato da una folta macchia mediterranea e da ricchi boschi, attraverso i quali riescono a scorgersi da lontano, specie dal terrazzamento del Sangallo, tombe rupestri etruschi di notevole fattura.Dopo la visita, vale la pena fermarsi qui anche a mangiare nei pochi ma deliziosi ristoranti del luogo: la cucina e' contadina, della toscana dei vecchi tempi ed i primi piatti specialmente sono vari e pieni di sapori particolari, dalle pappadrdelle alla lepre o al cinghiale, ai famosi pici e alla ribollita. I secondi sono soprattutto ricca selvaggina o ottime bistecche con contorni di profumati ortaggi. Da non trascurare gli antipasti dai salumi piu'svariati, accompagnati, da bruschette di ogni specialita'.I vini: i locali, di Pitigliano, di Sovana ed il Morellino di Scansano, tra quelli piu' consigliati. Ma vanno bene anche il Chianti ed il Brunello e ed il rosso di Montalcino.

Come andare.

Vedi Pitigliano ed attrezzarsi con scarpe da trekking o da ginnastica se si va a piedi, il che e' molto consigliabile, per la bellezza dei paesaggi.
Se si conoscono gli orari, ci sono anche pullman, che partono da Pitigliano e da paesi vicini, come Manciano, Montemerano e Semproniano.

Sovana.

E' auspicabile, come detto una passeggiata a piedi per le Vie Cave, attraverso poi le campagne di viti e di ulivi, ma alla fine lo sforzo e' ripagato. In lontananza si comincia a scorgere l'impianto medooevale del paese, che si svolge un maniera rettilinea, tutto su una strada principale. Dopo essere passati accanto al campo sportivo e superata una necropoli etrusca, dopo una breve salita, si vedono le mura antiche del paese ed i resti dell'antica rocca.Davanti alle mura, si prende la via a sinistra in salita e non quella a destra, che e' indicata erroneamente dal cartello turistico, come quella che porta al centro di Sovana.Si raggiunge subito alla via principale, il corso, che attraversa tutto il paese fino in fondo e si dai primi metri percorsi si cominciano ad intravedere case fatte interamente da mattoni e blocchi di tufo, anche con una certa architettura pregiata.Quello che colpisce, specialmente durante la bella stagione, la gran quantita' di fiori che sono addossati alle pareti delle case e che ornano i davanzali delle finestre: il geranio, la petunia e la rosa la fanno da padroni.Dopo aver percorso un certo tratto si arriva alla piazzetta del paese, resa viva dai locali di ristoro (una trattoria, una pizzeria ed un bar).La piazza e' abbellita dalla chiesa di Santa Maria, che contiene degli affreschi sacri di notevola fattura, dai palazzi del Pretorio e dell'Archivio.Ricordiamo che questa e' la cittadina che ha dato i natali al Papa Gregorio VII, Ildebrando di Soana, famoso per l'episodio con Matilde di Canossa.Dopo la piazza si prosegue ancora in linea retta, tra eleganti botteghe ed altri ristoranti rustici alla moda e si arriva in fondo al paese fino alla Cattedrale, che e' di stampo gotico-romanico ed e' maestosa nelle sue dimensioni.Intorno al paese, come si immagina, non mancano le necropoli etrusche, caratteristiche di questo territorio della Toscana meridionale ed e' famosa la tomba Ildebranda. Per mangiare, di ristoranti ce ne sono di tutti i prezzi, basta saper scegliere quello che si vuole: vini e cucina locale sono tipicamente toscani, come a Pitigliano e Sorano.

Come andare.

Come detto e' consigliabile la passeggiata a piedi attraverso la Via Cava di S. Giuseppe ed in questo caso attrezzarsi con scarpe adatte a camminare attraverso zono boscose, cappellino per ripararsi dal solo ed in caso portarsi l'ombrello e l'impermeabile in caso di pioggia improvvisa.Ci sono anche dei pullman della Rama, ma bisogna stare attenti agli orari: questi passano per Pitigliano, Montemerano, Semproniano e Manciano.

(Carlizza Paolo)