


Io credo che quest'esperienza nei dintorni del monte Vettore sian una delle piu' interessanti in assoluto tra le tante che abbia mai fatto.
Dopo Arquata del Tronto, prendendo la provinciale che va verso nord, c'e' un tratto in salita, che porta ad un paesino suggestivo chiamato Pretare a 1000 metri d'altezza e all'incirca un paio di chilometri dopo l'uscita di questo paese c'e' un bivio, con l'indicazione "Castelluccio 14 Km.": e' appunto questa la strada da prendere.
L'itinerario si deve svolgere interamente a piedi per gustare fino in fondo la bellezza dei luoghi: alla fine si ha la sensazione di aver fatto una passeggiata indimenticabile.
All'inizio, la strada si sviluppa in un ambiente che e' costituito da molti alberi di montagna e si ha la sensazione che non si uscira' mai da questo paesaggio, ma un chilometro dopo vegetazione si dirada e si profila una scenario aperto con una vasta varieta' di panorami.
Se ci si volta un attomo indietro, ci si presenta davanti poderoso, il monte Vettore, un enorme masso quasi a strapiombo che s'incunea nel cielo fino a 2476 metri:una visione nello stesso terrificante e suggestiva, che riempe gli occhi, di chi e' avido di conoscere la natura di questo nostro pianeta.
Dall'altro lato della strada si vede la continuazione del complesso del monte Vettore, che conferisce al paesaggio un'impronta di alta montagna arida. Se si cerca di scrutare oltre davanti a noi, ci accorgiamo che la strada si snoda in molti tornanti, sino a giungere in cima ad una specie di valico. Ed e' li' che dobbiamo arrivare e sono circa 600-700 metri di dislivello, dal punto in cui ci troviamo.
In questa zona non c'e' niente e si ode solo il sibilo del vento che spira forte verso la valle. Solo a meta' strada dal valico s'incontra un ingresso di una villa isolata.
Si sale ancora e molto e dopo circa una mezzora si e' alle porte del valico.
Passata una madonnella incavata nella roccia, si fa una curva e lo scenario cambia di colpo.
Si arriva ad una specie di altipiano di montagna, denso di verdi pascoli.
Ci sono molte macchine parcheggiate in quella zona, ci sono molte persone a piedi, in abbigliamento tipico da trekking. Di li' parte a destra, un sentiero per arrivare in cima al Vettore.
Una stradina di montagna laterale, a sinistra, dopo circa trecento metri porta ad un suggestivo rifugio dove c'e' dell'ottima cucina, fatta di sughi di carni ovine e bovine e svariate paste, che vanno dalle pappardelle alle fettuccine. I secondi piatti sono anch'essi genuini: porchetta, abbacchio, bistecche, di arrosticini, prosciutti, altri salumi e formaggi freschi. Poi per non parlare del vino, che ha un sapore fortemente genuino: e' il vino della zona di Norcia.
Mediante la strada principale si comincia finalmente a scendere, avendo superato appunto il valico, chiamato Forca di Presta, a 1700 metri d'altezza sul livello del mare e la prima cosa che appare a destra e' un fontanile di montagna, da cui sgorga acqua freschissima di alta quota: gruppi di persone fanno ordinatamente la fila per riempire bottoglie e borracce. Intanto, immediatamente sopra, gruppi di arditi trekkisti sfidano la natura imbroccando gia' il ripido sentiero che va verso il Vettore ed il lago di Pilato.
Questo laghetto che d'estate per siccita' si divide in due laghetti a mo' di occhiali, ha la caratteristica, in certe stagioni di colorarsi di rosso, perche' nelle sue acque vive una specie unica di piccoli granchi rossi, che accentuano questa colorazione nelle acque del lago, nei periodi della riproduzione.
Al di fuori della calda estate due laghetti si riunificano in uno solo, che acquisisce la forma di un otto asimmetrico.
A sinistra si scorge un gruppo compatto di pecore dal colore giallo, con cani e pastore al seguito.
La cosa impressionante e' che questo gregge si snoda nella sua dimensione piu'ampia per un centinaio di metri.
Vale la pena venirci qui, per godere anche di questi spettacoli di fauna ovina.
Scendiamo con la strada ancora di un centinaio di metri ed all'improvviso si offre davanti a noi uno scenario incomparabile: comincia a vedersi la piana di Castelluccio, dal tipo di paesaggio quasi lunare ed in alto a destra si riconosce il paese di Castelluccio stesso.
Questa piana e' molto particolare, per la sua conformazione e per il fatto che per tanti chilometri non c'e' albero, ne' abitazione, ma solo coltivazioni di lenticchie.
Le montagne che la circondanno danno un valore ancora maggiore alle bellezze del luogo.
La strada scende ancora di piu' verso il centro della piana ed ad un certo punto c'e' sul ciglio sinistro una tomba isolata, con una croce ed una lapide con fotografia: c'e' scritto il nome di un uomo morto nel 1915: chissa' forse era un contadino del luogo che ha voluto essere sepolto negli splendidi luoghi dove ha vissuto.
Piu' avanti, un altro paio di chilometri dopo, siamo al livello della piana e lo spettacolo e' senza parole: attorno a noi c'e' una verde corona di montagne che circonda l'altipiano, che e' sui 1000 metri d'altezza e si profila davanti a noi sulla parte est la grandiosa mole del complesso del Vettore, in tutta la sua imponenza. C'e' una particolarita' per questa piana: se si viene anche la mattina d'estate, appena dopo l'alba, col sole poco alto, si vede uno spettacolo non comune: a causa dell'inversione termica, la piana e' interamente ricoperta di dense nubi che la nascondono completamente o quasi e queste assumono un colore rosato arancione a causa del sole appena sorto, che ne sta al di sopra. Poi in termine di un'ora svaniscono ed il paesaggio comincia a mostrarsi in tutta la sua bellezza.
Poi, dal fondo della piana, la strada torna a salire con ripidi tornanti verso il paese di Castelluccio dove ci attende, dopo questa lunga camminata un buon pasto rustico, costituito dai prodotti tipici del luogo, come i salumi norcini e le carni di pecora, accompagnati sempre da vini speciali. Castelluccio e' piccolo, oltre al mangiare bene ed all'aria buona non offre altro; ma un'altra cosa puo' essere degna di nota. Dai dirupi, nelle vicinanze del paese, che scendono verso la piana, molte persone si dilettano lanciandosi con i deltaplani, fino in fondo a valle ed e' uno spettacolo interessantissimo e vario, a causa dei diversi coloro dei deltaplani stessi, che scendono lentamente, ma inesorabilmente. La fase piu' emoionante di questo spettacolo e' il momento del lancio, dove la persona che deve scendere con il deltaplano, viene spinta assieme al mezzo da suoi compagni in una robusta corsa verso l'orlo della scoscesa del pendio. E poi il deltaplano prima s'inabissa un attimo nell'aria e poi comincia a pardere lentamente quota, mentre procede quasi sempre in linea retta: poi alla fine si allontana e diventa sempre piu' piccolo finche' non diventa un puntolino, che va a toccare sofficemente la superficie della piana, dopo aver fatto qualche virata. Io qualche anno fa ci ho passato quasi un'intera giornata ad osservare i deltaplani che volavano ed ognuno di essi era una novita', soprattutto per le traiettorie che prendevano.
Con l'autobus, da Roma si prende la linea START per Fermo a Castro Pretorio e si scende a Trisungo, alla stazione di servizio e poi si cambia prendendo l'altro pullman per Amandola e si scende al bivio di Castelluccio, dopo Pretare.